VIDEO : Apo a Torrare  


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Romano Sotgiu - Apo a Torrare (1998)
Regia e Montaggio : Franco Montis
Testo : Mario Sanna

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Romano Sotgiu racconta come è nata la collaborazione

Quando, per la prima volta, ho letto la poesia di Mario Sanna “Apo a torrare”, ho sentito una grande commozione. Da poco mio cognato era morto a causa di insufficiente circolazione del sangue. Prima gli amputarono una gamba, poi l’altra. Diventò un “mezzo uomo”, un uomo tagliato a metà. Finalmente arrivò per lui il momento della resa, e se ne andò. Mario Sanna scrive in un nuorese “arcaico”, con termini difficili da capire, tutto ciò va a suo merito e ritengo che Sanna sia uno dei migliori poeti sardi viventi. Questo per la freschezza della immagini, per i termini che se vengono tradotti in italiani corrono il rischio di essere impoveriti nel significato e nelle emozioni che regalano. In ogni caso, restai colpito dalla poesia che mi presentava l’esatta immagine di mio cognato. “Tornerò….”, raccontava la poesia che tradussi nel modo più fedele possibile. Quando sentii il “bisogno” di mettere in musica la poesia, telefonai molte volte a Mario Sanna per farmi spiegare il significato di termini che non capivo. Poi ne ho fatto la traduzione, e mi è sembrato di vedere la fotografia di Maurizio, mio cognato, il cacciatore, amante della campagna e delle tradizioni, del gelo dell’inverno, quando gli stivali rompono il ghiaccio della prima rugiada del mattino. Amante dell’estate, quando il caldo sembra che fotografi l’immobilità scandita dal canto delle cicale e dalle pecore che cercano refrigerio nelle rare ombre disegnate dai pochi alberi presenti. Sempre stupito per i racconti dei guardiani delle vigne, dai ricordi dell’infanzia, della giovinezza, dalle “balentias” che rinnovano il ricordo e i sogni. La musica mi venne di getto. Poi, la collaborazione con Franco Montis, presidente dell’Associazione “Lo Quinchos”, che si occupa dei bambini di strada del Nicaragua. Franco Montis è un esperto in fatto di realizzazione video, ed ha subito accettato di realizzare le immagini sulla musica e sulle parole. Mi ha fatto aspettare tanto prima di regalarmi il prodotto finito. E’ stato visionato in molte sedi a Cagliari e, ultimamente anche fuori Sardegna ( si veda il mio nome su Internet e le informazioni relative) con più che positivi apprezzamenti- Il risultato è questo video, che si è classificato 3° ad un concorso internazionale di corti (film brevi). La musica è stata registrata con le mie tastiere, così come la mia voce ha dato vita alle parole con la strumentazione digitale che ho a casa. Ho cantato con dolcezza e con rabbia una nenia che si ripete su se stessa, come tutte le nenie, quasi fosse una ninna per tranquillizzarlo. Una volta messo in play, il video non inizia subito. Bisogna aspettare circa 12 secondi “vuoti” prima che compaiano le immagini. Allo stesso modo, la voce emerge non subito. La musica ricorda volutamente le caratteristiche melodiche della musica sarda. Nella visione, lo spettatore, quando vede il bambino che suona “su sulittu” pensa che veramente sia lui ad eseguire il brano, invece lo eseguo io con campionature alle tastiere. Il video non finisce con lo sparire delle ultime immagini. Bisogna aspettare pochi secondi per rendersi conto delle persone che hanno contribuito al lavoro. Io ho sempre sperato che chi si mette all’ascolto e alla visione del video, legga prima attentamente la poesia di Mario Sanna. Sarebbe assurdo tenere in mano la locandina e leggere mentre scorrono le immagini, con la musica e il canto che disegnano il significato delle parole. Il mio ultimo desiderio, forse frutto di un eccessivo egocentrismo, è che quando si dà l’avvio al video, non si venga disturbati da presenze, parole, o commenti. La musica, i significati, la voce (per quello che vale), forse meritano il silenzio durante la visione e l’ascolto. Il giudizio sul risultato, poi, è un fatto squisitamente personale.

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